Oliver Stone, uno dei registi più talentuosi partoriti da Hollywood negli ultimi decenni, si confronta con il mito di Alessandro Magno, forse il più grande condottierio della storia. Il risultato è un kolossal di 175 minuti, straripante, abbagliante nelle sue splendide scenografie (su tutte la lussureggiante Babilonia) ed esaltante nelle scene di guerra. Il ragazzaccio irlandese Colin Farrell regala il suo fascino e la sua irruenza al condottiero macedone. Val Kilmer interpreta il grezzo Filippo, Jared Leto è l’amico e amante Efestione, Anthony Hopkins è Tolomeo, Raz Degan stupisce nel ruolo di Dario e la supersexy Angelina Jolie incarna l’ambigua Olimpia. Riassumendo: un regista di assoluto genio, un cast di altissimo livello e una confezione superba. E, allora, viene da chiedersi, perché il kolossal di Stone non ha sfondato? Perché è un perfetto involucro senza anima. Tra battaglie, intrighi, complessi edipici irrisolti ed ellenica sessualità, la grandezza del mito si perde. Nonostante l’accuratezza nelle ricostruzioni storiche Stone fallisce proprio là dove “Il gladiatore” di Ridley Scott, aveva fatto centro. “Alexander” colpisce gli occhi, ma non arriva al cuore.