È bella e audace. Ma prima di ogni altra cosa fa la poliziotta. Sfida il crimine, pistola alla mano, senza il minimo timore. Adesso si occupa di un caso difficile. C'è stato un brutale omicidio nella comunità ebraico-chassidica di New York. Lei, Emily, viene infiltrata nel gruppo. Direttamente nel cuore di quella realtà così diversa, dalla frenetica vita della Grande Mela. Deve scovare il colpevole. Carpire qualche strano segreto: cosa si cela dietro al delitto...
Per lei la cosa non è semplice. È un'estranea dalla cultura diversa, differente religione, usi e abitudini. Ma all'amore non si comanda. E la bella Emily, prima di arrendersi ad un sentimento impossibile, ha anche il tempo di smascherare il colpevole...
È un giallo che, oltre alla suspance, offre anche una lettura comparata di due realtà religiose e culturali diverse. Arroccata, quasi asfittica nel proprio misticismo, quella chassidica. Forte di un'emancipazione totale, se non di un eccessivo materialismo, quella della protagonista. Una dicotomia difficile da superare e magistralmente descritta dal cineasta Sidney Lumet, ebreo di nascita. Per il regista si tratta della quarantatreesima direzione. Debutta nel 1952 in Danger.
Forte del successo di pellicole sullo stesso genere, quale ad esempio Witness-Il testimone, dove vive nella comunità Amish, la sempre brava Melanie Griffith, al suo trentunesimo ciak. La pellicola si aggiudica una nomination ai Razzie Awards, nella Categoria Peggior Attrice non Protagonista, a Tracy Pollan.