Bella, determinata, di successo: Diane incarna il prototipo della donna che dà del tu alla vita e riesce a eccellere in ciascuna delle situazioni che il quotidiano le prospetta. Brillante e spiritosa, la donna è un avvocato stimato e apprezzato. Tutto perfetto, tranne quel neo che si adagia proprio lì, al centro di un cuore che vorrebbe spiccare il volo ma non può. Perché la vita sentimentale di Diane è tutt’altro che definita: il matrimonio l’ha prima rafforzata e poi messa in ginocchio. La vita di coppia le ha scalfito serenità e felicità a un tempo e le pene d’amore l’hanno portata a prendere la sola decisione che avesse un senso: porre fine a un legame non più proficuo e ora, messo da parte il tempo delle cicatrici, Diane sente di essere pronta a innamorarsi nuovamente. Si dice che il destino lo si possa influenzare, e la casistica cui rientra la donna pare dare ragione alla teoria. Nel momento della piena consapevolezza di sè e della rinnovata necessità di innamorarsi, Diane riceve una telefonata da Alexandre, che ha trovato il suo cellulare. L’uomo riesce ad affascinarla fin dalla prima conversazione telefonica per i modi garbati, per la capacità di tenerle testa per ironia e cultura. Da lì a decidere di incontrarsi è un attimo ma l’incontro riserva una “piccola” sorpresa: l’altezza dell’uomo, sul metro e trenta. Nonostante ciò, i due iniziano a frequentarsi in maniera assidua e danno vita a una relazione in cui la ricerca dell’equilibrio e la contrapposizione ai pregiudizi altrui diventano elementi capaci di saldare il legame della coppia. La commedia francese si lascia guardare e strappa qualche risata sebbene non sia destinata a entrare di diritto tra le pietre miliari del genere. La scelta di Jean Dujardin e Virginie Efira è convincente. La favola romantica di Laurent Tirard, nel complesso, un po’ meno.