Dopo I giorni di Nietszsche a Torino Júlio Bressane e Rosa Dias proseguono la loro esplorazione amorosa dei luoghi del filosofo. «Nizza-Nice-Nike sono modulazioni sonore di un nome. Nome di una dea. Dea greca che incorona i vittoriosi. Nietzsche frequentò questa città, ammirò la sua luce, il suo cielo, la baia degli Angeli, e in essa visse alcuni sintomi impressionanti: sperimentò l'esperienza di avvertire un tremendo terremoto che uccise circa duemila persone e distrusse parte della città; intravide, in una piazza, in una fonte, la sua idea di "extra europeo", camminò tra le rovine di Camiez; scrisse il suo Canzoni del principe Vogelfrei nella stanza di una pensione, pensione che fu parzialmente distrutta dal terremoto; vide in una rivista letteraria, per la prima volta, il nome di Dostoevskij… Il sole, la luce, la luce che volge verso di noi, la nostra musica, scintilli di un volo ostinato: la lettera "V" incisa nel vetro del finestrino del treno, segno di benvenuto inviato dal Caso; la goccia d'acqua, vero e proprio cristallo spiritico, brindisi, proposto dalla fontana che ci accoglieva; Carmen, la nostra attesa nel Teatro; le finestre fantasma; stazione (gare) di spettri; chimera di chimere, immagini superstiti di un collasso nel tempo… Rosa Dias, ancora una volta, mi ha guidato, ha fatto sì che la seguissi, su questo pezzettino del suolo della Nizza di Nietzsche. La sua fede ha scoperto la fontana di Place des Phoceans, davanti alla camera del filosofo, fontana ancora intatta, non restaurata, sfiorata dal tempo che segna i tritoni di pietra di questa fontana-pathos… "Quello fu lo strano montagnoso labirinto delle anime" (Rilke). I piedi del camminatore Nietzsche cominciano ad accelerare il passo della danza che a breve lo dissolver` in un altro, poi in un altro e poi in un altro incontro divino ancora…» (J. Bressane)