Settembre 1870: sotto lo pseudonimo di Pasquino (Nino Manfredi) si nasconde un irriverente e misterioso epigrammista che, con il fido cocchiere Toto (Fiorenzo Fiorentini), “dà voce” alle statue di Roma con filastrocche contro la Chiesa e contro una spia del potentissimo cardinale Renzi, (Giovanni Lombardo Radice) che gli è da tempo alle calcagna. Una notte Pasquino si ritrova coinvolto nella ricerca di un bambino rapito dal ghetto: a chiedere il suo aiuto è il rabbino (Giacomo Piperino), che denuncia la scomparsa del neonato anche al cardinale Renzi. L’alto prelato, però, tergiversa e non senza motivo. Il bambino, infatti, è stato rapito da suo cugino, principe Galeazzo della Gensola, per poter ricevere dal padre moribondo (Cosimo Cinieri), che esige un erede, l’agognata e cospicua eredità della quale beneficerà, ovviamente, anche il cardinale stesso. Nel corso della stessa lunga notte, Pasquino mette in salvo Andrea (Giacomo Gonnella), un giovane nazionalista pieno di ideali, che, per sdebitarsi, gli offre il suo aiuto nella ricerca del bambino rapito. Grazie ad un biglietto anonimo, Pasquino viene a sapere che il neonato si trova a Palazzo della Gensola. Decide allora di rivolgersi a Jenny (Antonia Liskova), una pittrice americana che è stata l’amante di Galeazzo. Su consiglio di Pasquino, la giovane si reca dal vecchio principe, ormai in fin di vita, che, capito l’inganno del figlio, non esita un istante a diseredarlo. Ora non resta che salvare il bambino e riportarlo ai suoi genitori: Galeazzo sta affrettando i preparativi e il battesimo verrà celebrato alle prime luci dell’alba. Il tempestivo intervento di Andrea, intanto, salva Pasquino dalla spia del cardinale, giusto in tempo per andare con Jenny a Palazzo della Gensola dove, con la scusa di essere attesi per il battesimo, riescono ad introdursi. Qui però, vengono affrontati da Galeazzo che, scoperto l’inganno della sua ex amante, li fa rinchiudere nelle secrete. Solo il provvidenziale assalto dei giovani ebrei e l’intervento complice della moglie del principe, che non può accettare un bambino rapito con la forza ad una famiglia amorevole (è lei l’autrice del biglietto anonimo), riusciranno a restituire il neonato ai legittimi genitori. Dopo il giusto castigo allo scellerato Galeazzo (abbandonato dentro una botte di legno che si schianta su un muro pieno di liquami), Pasquino lascia ad Andrea un’importante eredità: la sua penna. Piove a dirotto, le truppe italiane stanno aprendo una breccia a Porta