Stati Uniti. Jeffrey Wigand (Rossell Crowe) è un alto dirigente e ricercatore presso la multinazionale di tabacco Brown & Williamson. Uno che conosce questo mondo da dentro. Forse uno che sa troppo. Anche cose che pesano sulla coscienza. E infatti Jeffrey decide di vuotare il sacco, rivelando informazioni che porteranno ad un processo colossale: 49 stati americani contro l’industria del tabacco. Fra i due litiganti, una montagna di soldi incredibile: 246 miliardi di dollari chiesti come risarcimento per i danni del fumo e le malefatte delle imprese di settore. Jeffrey si trova perciò nell’occhio del ciclone. Al suo fianco si pone Lowell Bergman (Al Pacino), un reporter deciso a portare tutto il marcio a galla. Ma non sarà facile: l’intervista da lui realizzata con Wigand viene bloccata dalla CBS per timore di ritorsioni. Inizia così una lotta che porterà Jeffrey a perdere tutto: moglie e figli, lavoro, credibilità. Ma il processo invece lo vincerà. Basato su una storia vera e girato magistralmente da un "certo" Michael Mann (lo stesso che poi firmerà “Collateral”). Polemiche roventi ai tempi della sua uscita negli USA, forse a causa della minuzia con cui sono ricostruiti luoghi e fatti. E poi una stecca clamorosa agli Oscar 2000: sette candidature, zero statuette. Spazzato via da “American beauty”. Gran bel film, ma decisamente meno fastidioso.