Monte, e la figlia Willow, vivono in totale isolamento a bordo di una nave spaziale alla deriva oltre il sistema solare. I due sono gli unici sopravvissuti di una colonia di ex detenuti, spediti come cavie in un viaggio spaziale e condannati all'ergastolo verso un buco nero. Immerso nel vuoto, Monte ripercorre gli eventi accaduti sulla navicella, svelando come siano morti i compagni di disavventura e come sia venuta al mondo Willow. La figlia, nata nel corso della missione, è stata concepita all'insaputa del padre per mano della dottoressa Dibs (Juliette Binoche), scienziata ossessionata dagli esperimenti di riproduzione. Rimasti gli unici in vita e costretti in una dimensione dove il tempo e lo spazio non esistono, Monte e Willow discutono sul loro avvenire tra la minaccia del loro annientamento e la promessa di nuove risorse. Diretto da Claire Denis e scritto insime al collaboratore di lunga data Jean-Pol Fargeau, per la regista si tratta del debutto in lingua inglese.
NOTE DI REGIA
“Quando ho fatto le ricerche preliminari ho trovato la luce gialla inventata da Olufar e questa luce gialla per me era la fine. Come l’istante della singolarità, ma per me non c'era un'altra fine. Mai. Per me c'è speranza in questo finale. Non è un finale triste. "Vogliamo? Sì." L'inizio e il finale, voglio dire, se non ti aggrappi ad alcune cose, fisicamente, mentre scrivi una sceneggiatura, come alcuni temi… Come la fuckbox, per esempio, è qualcosa che conoscevo, e il giardino, il mangiare la fragola, cose del genere. Puoi fare un film in questo modo, sai? Perché un giardino è così importante quando sei così lontano dalla Terra e non c'è ritorno, capisci? Per me il giardino è sempre stato un obbligo. Non so perché. Ora continuo a dire che sì, è per via di Andrei Tarkovsky. Ma in un certo senso, mi piace anche il giardinaggio e ho pensato che, se c'è un giardino, allora il film andrà bene”. (Claire Denis)