Amelia e Pippo sono due ballerini dell'avanspettacolo, un po' in là con gli anni. Trenta, quaranta anni fa, portavano il loro show in giro per l'Italia. Ottenendo grandi successi.
Dopo così tanto tempo, ecco l'occasione per una rentrée. Una tv privata organizza una sorta di nostalgico revival.
E mentre si assiste a penose performance di originali vecchietti e attempati numeri patetici, loro due incantano la platea. Come Ginger e Fred svolazzano sereni su quel palco dei ricordi. E la bellezza di quel gesto e del ritrovato sodalizio, ferma il tempo. E s'inserisce, anacronistico per qualcuno, puro gesto estetico per altri, nel mare magnum della pubblicità stereotipata. Ovvero, quello che negli Anni Ottanta, si chiama spettacolo...
E' un gesto di magia del maestro Federico Fellini. Parte della critica ha visto in questo film il disprezzo, palesato dal cineasta, verso il mondo della tv commerciale, schiava degli sponsor e della pubblicità. Altri invece, ne hanno visto una critica garbata ma sorniona alla cattiva qualità di certe produzioni.
Incantati i due protagonisti. Bravissimi. La dolce partner del Maestro, Giulietta Masina, è al suo trentunesimo ciak: nonché alla sua penultima interpretazione.
Per Marcello Mastroianni si tratta, invece, del centodiciassettesimo film. Il suo esordio risale al 1938 in Marionette.
Quest'opera si aggiudica due Notion, una ai British Academy Awards e l'altra ai Golden Globes, entrambe come Miglior Film Straniero, a Federico Fellini e Alberto Grimaldi.
INTERVISTA A Gedeon Bachman
“Tutti i film sono autobiografici. Siamo sempre autobiografici, anche chi pretende di essere il più obiettivo, il più distaccato in fondo non fa che dar la testimonianza del suo distacco, della sua presunta obiettività. In Ginger e Fred di autobiografico ci posso mettere – sempre scherzosamente – certi malumori, certi risentimenti in quanto ritengo, non dico responsabile, ma certo fatalmente la televisione ha creato un rapporto diverso tra lo spettatore e l’immagine. Non è più quel rapporto così intimidito, suggestionato, fiducioso, esaltato che il grande schermo, che chiamava a raccolta come in una chiesa il pubblico, poi si spegneva la luce e si illuminava questo grande lenzuolo, gli attori erano enormi con questi gran faccioni, labbroni… tutto l’aspetto esotico, l’aspetto del femminile… Tutto questo la televisione lo ha irrimediabilmente distrutto, cancellato. È un’immagine completamente diversa, un’immagine schizofrenica...