Questa puntata è dedicata a una delle figure più significative della fotografia del XX secolo: Dorothea Lange. Il programma esplora la forza della fotografia non solo come mezzo artistico, ma come strumento di denuncia sociale, attraverso l'opera di un'artista che ha dedicato la sua vita all'impegno verso il prossimo. "Un giorno, quasi all'improvviso, ho deciso che sarei diventata una fotografa. Non avevo neanche una macchina fotografica. È una cosa curiosa, come una persona scelga una professione all'improvviso. Ma era quello che volevo fare", racconta la stessa Lange in uno dei materiali d'archivio presentati nel documentario. Al centro della narrazione, "Migrant Mother", l'immagine che ha segnato un'epoca: lo sguardo tormentato di una madre rivolto verso un futuro incerto, divenuto emblema della Grande Depressione. Pubblicata sui principali quotidiani americani, la fotografia generò un'ondata di aiuti materiali che raggiunsero rapidamente il campo migranti. "La vedo stampata dappertutto. Quell'immagine ormai non appartiene più a me. Appartiene al mondo", rifletterà anni dopo la fotografa. Il documentario è realizzato dalla nipote, la regista Dyanna Taylor, che condivide ricordi personali della nonna: "Io e mia nonna eravamo insieme nella nostra baita di famiglia e camminavamo lungo la spiaggia che lei stava fotografando. Avevo una manciata di conchiglie e sassi e li ho avvicinati a lei, chiedendole di guardarli. Mi ha detto: 'Io li vedo. Ma tu li vedi?'. Ho risposto: 'Sì, li vedo'. Poi lei ha detto, severa: 'Li vedi davvero?'. E ha scattato una foto. Ho guardato il palmo della mia mano e da quel momento, ho percepito il mondo in modo diverso."