Quando la specie umana dà il peggio di sé, la salvezza può arrivare da un fedele amico a quattro zampe: è il messaggio principale del film diretto da Lynn Roth.
Siamo a Berlino, durante la Seconda guerra mondiale, e al culmine della persecuzione razziale nazista. Le famiglie ebree rimaste ancora libere vengono deportate verso i campi di sterminio, e fra queste c’è anche quella del piccolo Joshua. Un ufficiale delle SS si prende il loro cane e lo addestra alla sorveglianza dei prigionieri. Un giorno, nel campo di concentramento, l’animale riconosce il bambino dei suoi vecchi padroni. E Joshua sarà aiutato proprio dal fedele pastore tedesco nei suoi intenti di fuga.
La convivenza di due temi in contrasto, come l’orrore dei campi di sterminio e l’amore degli (e per gli) animali domestici, non è impresa facile da realizzare al cinema: ci è riuscita Lynn Roth, sensibile regista non nuova a questi temi, con il suo Zack, cane eroe, tratto da un romanzo israeliano, The Jewish Dog, di enorme successo nel suo paese d’origine. La Roth è sostenuta dalla toccante interpretazione del giovanissimo August Maturo, misurato e commovente nell’interpretare il ragazzino imprigionato, e stemperare almeno in parte il tono cupo, inevitabile nella rappresentazione di una tragedia come l’Olocausto.