Totò è un poveraccio maltrattato dalla vita, al punto che può teorizzare sulle sue disgrazie. Secondo lui la gente si divide in "uomini", che lavorano e fanno fatica a campare, e "caporali", che comandano e angariano gli altri. Ricorda così tutti i caporali che ha incontrato nel corso della vita.
“L’espressione SIAMO UOMINI O CAPORALI venne usata da Totò la prima volta il 3 marzo 1949 in uno spettacolo al Teatro Nuovo di Milano nella rivista BADA CHE TI MANGIO!, scritta da Totò e Michele Galdieri e allestita da La Spettacoli Errepi presenta la Grande Compagnia di Riviste Totò/Barzizza/Giusti. L’espressione ebbe un tale successo da diventare ben presto un ritornello nei bar, negli studi, nei negozi e sui luoghi di lavoro di tutta Italia. Questo è anche il motivo per cui tale elementare e semplicissimo tormentone filosofico, già anticipato da due battute ne L’IMPERATORE, DI CAPRI (Luigi Comencini 1950), si tradusse in film, il secondo degli undici realizzati dal regista Mastrocinque con Totò Nel film Totò canta la sua canzone, che è forse la più bella tra quelle da lui composte, CORE ANALFABETA e la canzone molto sfruttata nell’avanspettacolo, E LEVATE ‘A CAMMESELLA, composta da Stellato e Melber nel 1875.” (Ennio Bispuri, TOTO’ KOLOSSAL, Gremese Editore).
“…tre anni dopo, nel 1952, Totò pubblicò un libro SIAMO UOMINI O CAPORALI, presso Capriotti editore, anche se lo stava scrivendo da almeno due anni, come risulta da una sua dichiarazione alla rivista Epoca del 30 dicembre 1950…non si tratta di una autobiografia… sulla copertina come autore risulta Totò, ma nella terza pagina è scritto “di Alessandro Ferraù ed Eduardo Passarelli”. Ferraù era un giornalista e sceneggiatore, Passarelli un attore che aveva recitato con Totò. L’unico scritto firmato da Antonio De Curtis è all’inizio del libro, intitolato ugualmente SIAMO UOMINI O CAPORALI, nel quale il principe spiegava di “avere acconsentito, me vivente, di scrivere, in collaborazione con due amici, una serie di quadri dove vengono tracciati alcuni episodi della mia vita, che erano fasi per lo più tristi, in così violento contrasto con la mia vita di attore comico, di attore cioè impegnato a far divertire il pubblico…”. All’inizio, egli intendeva “…soltanto scrivere un breve articolo per chiarire il vero significato contenuto nella frase SIAMO UOMINI O CAPORALI, da me pronunciata nel corso di una rappresentazione, e divenuta ormai popolare in Italia, per correggere le interpretazioni risultate inesa