Dopo anni vissuti in California, Monica torna a casa per accudire la madre gravante malata. La donna deve a questo punto fare i conti con le proprie paure e con i propri bisogni, in un percorso attraverso il quale verranno esplorati i temi dell’abbandono, del perdono e dell’invecchiamento. Per un motivo che il regista mantiene misterioso, infatti, Monica è stata allontanata dalla madre e ha lasciato casa quando era ancora adolescente. Quello che Andrea Pallaoro racconta da dietro la macchina da presa è un tormento interiore che descrive il progressivo ravvicinamento tra una madre e una figlia dettato dall’inevitabile passare del tempo e dal sopraggiungere della malattia.
NOTE DI REGIA
Negli ultimi anni, il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono. A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite. Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un costante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, i miei collaboratori ed io ci siamo addentrati nel mondo emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi.