Dopo l’acclamato “La marcia dei pinguini” (Oscar come miglior documentario), Luc Jacquet regala un’altra storia ricca di poesia e con un tocco autobiografico. “Da bambino, nell’Ain, passavo il tempo correndo nei boschi - ha raccontato Jacquet - e l’immagine del mio incontro con una volpe mi è rimasta scolpita nella mente. Lei si è girata, mi ha guardato con un’intensità che mi ha sconvolto, ed è fuggita via. Praticamente, è la prima scena di questo film”. Il film è ambientato in un paesino adagiato tra le montagne della Francia dell’Est (le scene sono state girate proprio all’Ain, Plateau de Retord, e nel Parco nazionale dell’Abruzzo). E’ una bella giornata d’autunno. Una bambina, di circa 10 anni, di ritorno da scuola si imbatte in una volpe. E’ lo sguardo di un istante. L’animale fugge via, ma nella piccola rimarrà il desiderio, profondo, di ritrovarlo. Nei mesi successivi la bambina passerà ogni minuti libero tra i boschi, osservando la natura, imparando a conoscere gli animali, non smettendo mai la ricerca della “sua” volpe. Poi, un giorno di primavera...