Sotto una nevicata tremenda, alla vigilia di Natale il buon George Bailey (James Stewart), padre di famiglia che si crede sull’orlo della bancarotta, è disperato e vuole morire gettandosi nel fiume, ma gli si avvicina un curioso personaggio, Clarence Odbody. Si tratta di un quasi-angelo, cui manca una buona azione per diventarlo a tutti gli effetti. Clarence mostra a George come sarebbe stato brutto il mondo se lui non fosse mai esistito. George torna alla vita trovando amici e solidarietà. (“No man is a failure who has friends”: Nessun uomo fallisce se ha degli amici). Considerato un caposaldo del Cinema (inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso Usa, al ventesimo posto fra i migliori cento film statunitensi dell’American Film Institute, 62esimo posto nei 100 migliori film dei Cahiers du Cinéma), viene definito: “Uno dei capolavori del cinema sentimentale di tutti i tempi… il film di Natale per eccellenza” (Morandini), “Una parabola dickensiana che cela un angosciante pessimismo di fondo… uno dei film più complessi e problematici” di Capra (Mereghetti). Il regista di origini italiane Frank Capra longevo (1897-1991) e prolifico (diresse 55 pellicole), si rammaricò che il film non avesse vinto nessun Oscar, nonostante diverse Nomination, ma commentando l’enorme successo di pubblico affermò: “Il vero miracolo del film, tuttavia, fu Henry Travers: so benissimo che se tutti ancora oggi ricordano La vita è meravigliosa, il merito è di quel buffo angelo senza ali di nome Clarence Odbody”... Il film fruttò nel 1947 il Golden Globe al regista, e nel 1949 vinse il Premio spagnolo CEC come Migliore Pellicola Straniera.