Il Carso, una striscia di terra che divide il Friuli-Venezia Giulia dalla Slovenia, è nell'immaginario collettivo innanzitutto il teatro della Grande Guerra. Qui la storia del conflitto è palpabile, visibile e letta ovunque: nel monumentale Sacrario di Redipuglia, nell’impetuoso fiume Isonzo, nei cimiteri di guerra, nelle trincee e nelle doline. Tuttavia, il Carso non è solo questo. È anche la testimonianza di un confine mutevole e tormentato, attraversato da popoli italiani e slavi che, in un secolo, sono passati dal dominio austro-ungarico al Regno di Jugoslavia, al Regno d’Italia, fino alla Repubblica Federata di Tito. Un confine, stabilizzato solo con il trattato di Osimo nel 1975, che resta una terra complessa, dove l’identità non è più legata alla geografia in continuo cambiamento, ma alla storia unica di ogni famiglia che lo abita: di chi ha scelto di partire o di mettere radici, di chi attraversa o percorre questa terra da nord a sud. Nel nuovo appuntamento con “Di là dal fiume e tra gli alberi”, Lucrezia Lo Bianco si muove tra gente comune, intellettuali, scrittori, artisti, pensatori. Sedendosi con loro, chiacchierando, guardando fotografie, mangiando insieme e ascoltando storie, cercando di comprendere meglio queste persone, con le loro storie così diverse, ma unite dall’essere tutte figlie di questa terra, figlie del confine.