I Richmond High Oilers erano l’unico vanto di un quartiere malvisto di Los Angeles. Una squadra imbattuta, temuta dagli avversari, coccolata dai genitori di quei giovani campioni che, forse, grazie al basket avrebbero potuto avere un futuro migliore. Poi è arrivato Ken Carter. Ex allievo della scuola, ex campione di basket, coach ammirato per l’innata capacità di tirare fuori il meglio dai suoi ragazzi. Viste le premesse nessuno avrebbe mai immaginato ciò che stava per accadere. Perché “Coach Carter” non guardava solo allo sport. Non voleva solo atleti vincenti, ma uomini. Uomini capaci di comprendere il significato di parole come impegno e rispetto. Fu così che, visti i pessimi curricula accademici dei giovani campioni, Carter decise di rischiare. Chiuse la palestra. Impedì alla squadra di allenarsi. Incurante del disappunto dei suoi superiori e della rabbia che iniziava a serpeggiare tra le famiglie incredule. Perché Carter sapeva che solo così quei ragazzi avrebbero imparato non solo a giocare a basket, ma, soprattutto, a vivere. Ispirato a una storia vera.