Max Skinner, squalo della finanza londinese, ha un solo obiettivo nella vita: vincere, sempre e a ogni costo. Un giorno riceve dalla Francia una triste notizia: suo zio Henry è passato a miglior vita. Essendone il parente più stretto Max eredita dall’uomo una tenuta con annesso vigneto in Provenza. Per Henry quegli acri hanno significato tutto. Per Max sono solo un mucchio di terra da trasformare in sterline al più presto possibile. Ma le cose prenderanno un sentiero inaspettato. Giunto in Provenza, Max viene a sapere che a Londra la faccenda si sta mettendo male. La sua ultima transazione ha insospettito le autorità che hanno aperto un’inchiesta. Con il suo brillante futuro a rischio, Max cerca una scappatoia. L’uomo chiede consiglio al suo amico Charlie Willis. La risposta è incoraggiante: il vigneto potrebbe rivelarsi un’inaspettata fonte di denaro. Ma anche i cuori apparentemente più freddi possono ritrovare la via della passione. E, complici i dolci ricordi di un’infanzia felice, la Provenza comincia ad esercitare il suo fascino anche sullo spietato Max. Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Mayle, “A good year” ripercorre i solidi binari della commedia sentimentale. Ma, anche se la storia è più che nota, la sceneggiatura è godibilissima, i dialoghi accattivanti e il cast perfettamente in parte. A 6 anni da “Il Gladiatore” la coppia Scott-Crowe colpisce ancora. Cambia il genere, non il talento. Da vedere.